domenica 22 marzo 2015

Imminente l'uscita del libro "Scie chimiche: la guerra segreta"

Sarà disponibile a partire da maggio 2015 il volume “Scie chimiche: la guerra segreta”, i cui autori sono Rosario ed Antonio Marcianò. Il saggio è stato concepito come l'ampliamento dell'omonimo documentario di cui mantiene l'impianto: vi trovano così adeguato spazio gli argomenti che nella precedente produzione o erano stati esposti per sommi capi o talora trascurati per evidenti ragioni di durata. Si traccia in questo modo un quadro esauriente che travalica i confini della geoingegneria clandestina intesa come insieme di attività di intervento sui fenomeni atmosferici, per esplorare altri àmbiti non meno rilevanti, come lo snaturamento della biosfera, il controllo delle nazioni, i nessi con le politiche gestite da apparati sovranazionali etc. Cogliamo l'occasione per ringraziare l'editore ed i suoi collaboratori che hanno creduto, sin dal principio, nel progetto nonché tutti i lettori, i cui contributi, segnalazioni, spunti hanno permesso di scrivere un'opera che è veramente agganciata ad esigenze divulgative scevre da ogni condizionamento. Di seguito la presentazione della quarta di copertina. "Con taglio oggettivo e per mezzo di una corposa documentazione, dopo aver inquadrato il problema, il libro si sofferma sulle varie sfaccettature della questione: - il controllo del tempo e del clima - le connessioni con le strategie militari e gli interessi economici - le conseguenze sull’ambiente e sulla salute - il ruolo della disinformazione e della propaganda È stato privilegiato un approccio scientifico, ma questo non esclude una precisa volontà di denuncia accanto ad uno sprone nei confronti dei lettori a prendere coscienza del fenomeno. Il testo si basa su ricerche pluridecennali sul tema che hanno condotto a conclusioni ormai inconfutabili. L’osservazione e l’esperienza, come da metodo consolidato, hanno completato il mosaico". "Scie chimiche: la guerra segreta" sarà disponibile entro maggio 2015 e può essere già prenotato su Macrolibrarsi.it da questo link.

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La guerra climatica in pillole

Le nubi che non ci sono più

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Range finder: come si sono svolti i fatti

venerdì 13 gennaio 2012

Acqua "potabile" inquinata da alluminio e manganese a Nuoro

L'acqua di Nuoro è contaminata da alluminio e manganese: così, in seguito ad analisi eseguite dall'A.R.P.A.S., qualche giorno addietro, il sindaco ha emanato un'ordinanza per vietare l'uso a fini alimentari del prezioso liquido. Il provvedimento è stato poi revocato, ma resta un fatto incontrovertibile: alluminio e manganese sono due tra i numerosi "ingredienti" delle scie chimiche. L'avvelenamento delle risorse idriche è un fine perseguito ed ottenuto con criminale efficienza, per mezzo soprattutto degli aerei della morte. Di fronte all'inquinamento dell'acqua "potabile", la misura che, da tempo immemorabile, viene adottata è la solita: innalzare per legge la soglia di tollerabilità degli inquinanti. Buona bevuta...

NUORO. L'acqua di Nuoro non è potabile ed il sindaco, Alessandro Bianchi, ha emanato oggi un provvedimento cautelativo a tutela della salute pubblica che vieta l'uso dell'acqua per uso potabile e per la preparazione degli alimenti in tutta la città.

La decisione è stata presa a seguito delle analisi compiute dall'A.R.P.A.S. sui campioni d'acqua, prelevati dagli ispettori d'Igiene del Sian in alcuni punti significativi dell'intera rete cittadina, che hanno evidenziato valori di alluminio e manganese al di sopra dei limiti stabiliti dalla normativa in vigore.

Nell'ordinanza si avverte inoltre che eventuali danni a persone o cose derivanti dal mancato rispetto del provvedimento, saranno a carico degli inadempienti che ne risponderanno in via civile, penale ed amministrativa.

Fonte: Lanuovasardegna
Ripreso da: Tanker Enemy

Articolo correlato: C. Penna, Veleni per tutti, 2011

lunedì 3 ottobre 2011

L’esistenza sospesa dei radar anti-migranti (di Antonio Mazzeo)

Sarà il Tribunale amministrativo regionale della Sardegna a decidere le sorti dei radar di produzione israeliana che la Guardia di finanza intende utilizzare per dare le caccia alle imbarcazioni dei migranti che tentano di raggiungere le coste italiane. Dopo aver sospeso a luglio i lavori d’installazione nei territori di Fluminimaggiore, Sant’Antioco e Tresnuraghes, mercoledì 5 ottobre il Tar si pronuncerà sulla revoca delle autorizzazioni, richieste rispettivamente dal Comune di Tresnuraghes e da Italia Nostra.

I radar fanno parte della nuova “rete costiera di profondità” del Comando della Guardia di finanza, per “difendere le frontiere esterne dai flussi migratori provenienti dal Nord Africa”. Co-finanziata dall’Unione europea, la rete prevede la realizzazione di quattro siti in Sardegna (Capo Sperone nell’isola di Sant’Antioco; Capo Pecora, Fluminimaggiore; Ischia Ruggia - Tinnias, Tresnuraghes; Punta Vedetta, Argentiera, Sassari); uno in Puglia (Gagliano del Capo, Lecce) e un altro in Sicilia (Capo Murro di Porco, Siracusa). Sei località protette, d’inestimabile valore ambientale e paesaggistico, che rischiano di essere irrimediabilmente deturpate dal piano militare.

La mobilitazione spontanea degli abitanti, delle associazioni ambientaliste e di alcune delle amministrazioni locali hanno già creato numerosi intoppi burocratici all’installazione degli impianti, ma adesso i No radar sperano che il Tar sardo chiuda definitivamente la partita con la Guardia di finanza e la società che ha ottenuto i lavori (Almaviva Spa di Roma), costringendo tutti a rivedere e magari cancellare i programmi di guerra elettromagnetica alle migrazioni.

Le avventate decisioni di autorizzare l’installazione dei radar in Sardegna sono state prese il 17 e 20 dicembre 2010 con le conferenze dei servizi svolte presso il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche di Cagliari. A Tresnuraghes è stata scelta un’area di 300 mq ricadente sulla collina “Ischia Ruggia”, distante 400 metri dal mare e solo 200 dalla sottostante torre spagnola cinquecentesca. “Si tratta di un’area ricadente in zona E5 del Piano urbanistico comunale dove sono ammesse le sole attività relative all’agricoltura, alla pastorizia e alla zootecnia”, scrive nel suo esposto il legale del Comune di Tresnuraghes. “Il sito ricade altresì nell’ambito di paesaggio costiero del Piano particolareggiato e, inoltre, all’interno della Zona di Protezione Speciale “Costa di Cuglieri” (codice ITB033036 ), perimetrata ai sensi della Direttiva 92/43 CEE Habitat, ed individuata dalla Rete Ecologica Natura 2000, come sito di importanza comunitaria”. La conferenza dei servizi, oltre ad ignorare i divieti e le prescrizioni in materia di protezione ambientale, ha omesso di considerare il parere negativo all’installazione, espresso il 17 dicembre dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ARPAS, secondo cui l’intensità del campo elettrico creato dal radar “superava il limite di esposizione di 20 V/m e, comunque, non era in grado di garantire il rispetto degli obiettivi di qualità stabiliti dalle normative”.

Ancora più controversa l’autorizzazione ai lavori all’interno dell’ex stazione radio di località Capo Sperone – Su Monti de su Semaforu di Sant’Antioco. “L’intera isola, in particolare la zona sud meno antropizzata, rappresenta un ecosistema molto delicato e un quadro paesaggistico assolutamente unico e irripetibile per cui qualsiasi intervento potrebbe mettere a rischio il delicato equilibrio presente”, segnala Italia Nostra attraverso i propri legali, Andrea Pubusa, professore di diritto amministrativo dell’Università di Cagliari e Paolo Pubusa. L’area, nello specifico, era stata trasferita dai militari alla regione Sardegna, ma con delibera della giunta regionale del 4 novembre 2010, “rilevato il preminente interesse per la sicurezza dello Stato rispetto ai vincoli paesaggistici e storici esistenti nella zona”, veniva concessa in comodato alla Guardia di finanza.
“Capo Sperone è una zona di particolare pregio ricadente nell’ambito n. 6 del Piano paesaggistico regionale denominato Carbonia ed Isole Minori”, aggiunge Italia Nostra. “Si tratta inoltre di una Zona di protezione speciale (ZPS), dove per legge qualunque intervento deve essere sottoposto a un’appropriata valutazione d’incidenza. Nonostante le particolari tutele in virtù di proprie immodificabili caratteristiche di ordine naturalistico, paesaggistico e archeologico, in oltre 200 mq di superficie sono previste una colata di cemento armato, previa estirpazione di tutte le essenze protette; la realizzazione di un edificio di notevoli dimensioni; la costruzione di tralicci, antenne e recinzioni metalliche in cui gli animali selvatici e gli uccelli possono rimanere impigliati”.

Oltre a rilevare che la concessione dell’autorizzazione sarebbe stata viziata dall’assenza in conferenza dei servizi del Ministero dell’ambiente, competente in materia di Siti d’interesse nazionale, Italia Nostra ricorda come il radar di Capo Sperone viene ad incidere dal punto di vista elettromagnetico in una zona assai popolata: a meno di 700 metri in linea d’area sorgono diverse abitazioni in cui risiedono permanentemente famiglie con bambini; poco più lontano operano due importanti insediamenti turistici e una comunità di recupero per tossicodipendenti con numerosi giovani e operatori sociali. A meno di mille metri c’è invece la spiaggia di S’Acqua ‘e sa Canna, meta di numerosi bagnanti nella stagione estiva. “Eppure nulla viene detto sugli effetti dei campi elettromagnetici derivanti dal radar e dal ponte radio sulla salute della popolazione”, aggiunge Italia Nostra. “A Sant’Antioco si sono poi verificate gravi anomalie: l’ARPAS, in meno di quattro giorni, un termine inferiore a quello previsto dalla legge 241/90 e comunque incongruo in una materia così complessa ed inusuale, ha dato il proprio parere favorevole ad un impianto che era stato bocciato per Tresnuraghes. L’agenzia regionale ha poi trascurato del tutto che oltre al radar, altra fonte di irradiazione è costituita dall’antenna del ponte radio che opera con una frequenza maggiore. Ciò costituisce un’ipotesi di esposizione multipla che obbligava a compiere le verifiche previste”.

Secondo il prospetto informativo fornito dalla società israeliana produttrice, la Elta Systems, i radar sono quelli modello EL/M-2226, facenti parte della famiglia di trasmettitori Linear Frequency Modulated Continuous Wave (LFMCW) in X-band (dagli 8 ai 12.5 GHz di frequenza), che operano pertanto emettendo microonde, ovvero onde molto corte comprese tra i 300 megahertz e i 300 gigahertz, estremamente pericolose per l’uomo, la fauna e la flora.

“Gli studi in proposito non sono per nulla rassicuranti”, scrive Italia Nostra. “Fin dal 1987 il prof. Ross Adey ha realizzato una ricerca per il National Cancer Institute sul rischio delle onde elettromagnetiche. Sono stati effettuati studi sui militari che operano vicino ai radar delle basi: i casi più eclatanti sono stati quelli negli USA (questo tipo di radar viene ora localizzato nei deserti); di Skrunda, in Lettonia; in Belgio; in Germania (69 casi di cancro in una singola base), per non parlare della vicina Quirra, nella quale recentemente i magistrati hanno sottoposto a sequestro proprio radar di tale tipologia”.

Gli ambientalisti ricordano che in occasione del convegno internazionale sull’elettrosmog, tenutosi il 17 febbraio scorso a Roma, è emerso con chiarezza che le onde sono potenzialmente pericolose per un raggio di 4-5 km. dalla sorgente radar e per questa ragione vengono scelte zone scarsamente popolate. “Le onde penetrano nel cervello per alcuni millimetri, disturbano il sangue e i microorganismi, possiedono una potenza energetica circa diecimila volte superiore rispetto a quella delle onde di 10 Mhz. E gli effetti studiati non sono da poco: alterazione della comunicazione fra neuroni (difficoltà soprattutto nei bambini di memoria, concentrazione, coordinazione motoria), alterazione della chimica nel cervello (e questo si verifica già con emissioni di 100 volte inferiori agli standard accettati e considerati sicuri dalla legge), infertilità maschile (negli animali da laboratorio è stata evidenziata fino alla quinta generazione successiva), cancro ai testicoli, leucemia soprattutto infantile, cancro al seno, melanomi epiteliali, tumori al cervello, aumento degli aborti, malformazioni nei nascituri, mutazioni genetiche, problemi agli occhi (cataratta), ustioni alla pelle, depressione”.

Sui radar della Guardia di finanza, il 26 settembre 2011 è stato pure presentato un esposto alle Procure della Repubblica di Cagliari, Sassari ed Oristano. Italia Nostra e il Comitato territoriale No Radar Ischia Ruja chiedono d’indagare in particolare sulle reali motivazioni che starebbero dietro la scelta di ben quattro stazioni in Sardegna e sulla regolarità delle procedure adottate per l’assegnazione dei lavori. “Considerato che il programma è finanziato con risorse del PON Sicurezza per lo sviluppo 2007-2013 e dal Fondo europeo per le frontiere esterne e la gestione dei flussi migratori, non si capisce come i radar previsti lungo la costa nord occidentale della Sardegna possano essere utilizzati per contrastare le imbarcazioni di migranti”, afferma Graziano Bullegas, segretario regionale di Italia Nostra. “Nessun evento migratorio illegale ha mai interessato tali siti e, d’altronde, anche i flussi avvenuti nel sud dell’isola sono stati di quantità ridotta negli anni 2006 e 2007 e quasi del tutto cessati dopo il 2008, salvo qualche decina di arrivi negli ultimi mesi”.

Nonostante la Commissione europea abbia stabilito che l’acquisizione delle forniture con fondi Ue avvenga attraverso la pubblicazione di un bando di gara europeo con procedura aperta e informazione specifica delle popolazioni interessate, il progetto e il relativo iter autorizzativo dei radar anti-migranti sono avvenuti invece - secondo gli ambientalisti - “in piena segretezza” e l’appalto è stato aggiudicato il 22 ottobre 2010 dalla Guardia di Finanza “senza l’indizione e la previa pubblicazione del bando”. “L’attività di montaggio degli impianti, inoltre, sembrerebbe sia stata subappaltata ad altra ditta, nonostante sull’avviso di aggiudicazione sia espressamente escluso il subappalto dell’opera”.

Le accuse sono state seccamente respinte dall’ingegnere Piero Rossini, responsabile sicurezza di Almaviva Spa, nel corso di un’intervista a Radio24. “Quello che è stato scritto in merito alle assegnazioni dirette è assolutamente falso”, ha dichiarato Rossini. “Abbiamo vinto una gara a cui abbiamo partecipato noi, Finmeccanica, la Gemma e un altro paio di ditte che però poi non hanno presentato offerte. Prima di cominciare i lavori abbiano ricevuto tutte le autorizzazioni compresa quella d’impatto ambientale. Dopo è montata la fronda di questi circoli ambientalisti no global, siamo arrivati a un incontro con i sindaci che, in periodo elettorale, hanno disconosciuto le autorizzazioni ufficialmente emesse. E allora abbiamo sospeso i lavori. Stiamo però valutando anche altri siti magari all’interno di esistenti zone militari in modo da vedere se riusciamo a venire a capo del problema…”.

Della presunta gara di Almaviva e concorrenti non c’è però traccia nell’avviso di aggiudicazione di appalto (GU/S S212), pubblicato dal Comando generale della Guardia di finanza il 30 ottobre 2010. Nell’avviso si spiega invece che la procedura adottata per i radar anti-migranti è stata “negoziata senza indizione di gara” e “senza la previa pubblicazione di un bando di gara nella gazzetta ufficiale dell’Unione europea”, con la motivazione che “i lavori e i servizi possono essere forniti unicamente da una determinata fornitrice, la Almaviva SpA di Roma, che possiede le prescrizioni di natura tecnica e i diritti esclusivi dei materiali”. Valore della commessa, 5 milioni e 461.670 euro, Iva esclusa. L’emergenza migranti si conferma ancora un ottimo business per il privato.

martedì 2 agosto 2011

Nubi di metallo

Lo stronzio (Sr) è elemento chimico dal reticolo cristallino cubico a facce centrate. E’ piuttosto scarso nella crosta terrestre (0,04 per cento circa), ma quasi sempre presente nei minerali di calcio. Lo stronzio si presenta come un metallo bianco argenteo, molle, che si ossida rapidamente all’aria e che reagisce violentemente con l’acqua sviluppando idrogeno. Le sue proprietà fisiche e chimiche sono quelle di un metallo alcalino-terroso, intermedie tra quelle del calcio e quelle del bario. E’ energico riducente, ossia nelle reazioni chimiche, acquista elettroni. [1] Per la sua grande analogia con il calcio (i raggi degli ioni positivi Ca e Sr differiscono di pochissimo) lo stronzio può sostituirlo nelle parti scheletriche degli animali. Esistono organismi che lo fissano selettivamente, come alcuni protozoi radiolari. L’isotopo radioattivo dello Sr, lo stronzio 90, che emette raggi β, è uno dei più pericolosi componenti del fall out radioattivo provocato dalle esplosioni atomiche. A causa del lungo periodo di dimezzamento (venticinque anni) può accumularsi nelle ossa degli animali, con conseguenze deleterie.

E’ da molti decenni che lo stronzio, assieme al bario, con cui condivide molte caratteristiche fisico-chimiche, viene impiegato per creare nubi artificiali: i due elementi reagiscono a contatto dell’aria, dell’umidità atmosferica e della radiazione solare (raggi ultravioletti etc.). Il brevetto “Artificial strontium and barium clouds in the upper atmosphere” attesta che, già negli anni ’60 del XX secolo, lo stronzio ed il bario erano impiegati nel Sahara ed in Sardegna, regioni scelte come siti per diabolici esperimenti volti a modificare il tempo ed il clima, con la generazione di strati (“fields” nel brevetto) nuvolosi metallici ionizzati sia a quote basse sia medio-alte. [2]


[1] La riduzione è il processo per cui un atomo assume degli elettroni, modificando il suo stato di valenza e diminuendo il suo numero di ossidazione.

[2] La citazione del Sahara all’interno del brevetto suffraga l’ipotesi formulata nell’articolo “Agli albori dell’operazione ‘scie chimiche'”, 2009’: manipolazioni climatiche nel continente africano.” Si rinvia a questo testo per ogni delucidazione.


by: Tanker Enemy

Fonti:

Artificial strontium and barium clouds in the upper atmosphere, 2011
Enciclopedia delle scienze, Milano, 2005, s.v. stronzio e riduzione

Here english version of this article.

venerdì 1 luglio 2011

Quirra. L'agnello a due teste - RAI News 24 (Di Flaviano Masella)

Un agnello nato con due teste, nelle cui ossa sono state trovate "tracce di uranio non naturale", potrebbe confermare l'ipotesi che tra Perdasdefogu e Quirra siano state utilizzate armi con materiale radioattivo. Si tratta di un nuovo elemento di indagine per la Procura della Repubblica di Lanusei, che indaga sul presunto utilizzo nel poligono sardo di armi con uranio impoverito, e che le scorse settimane ha deciso di far riesumare una ventina di allevatori, morti fra il 1995 ed il 2010 a causa di tumori, per accertare se vi siano contaminazioni da sostanze radioattive.

domenica 19 giugno 2011

La pistola fumante: festa della "Repubblica" e festival delle scie chimiche

2 giugno 2011, festa della "Repubblica" (in verità, una tirannide). A Roma le pacchiane celebrazioni si svolgono con la consueta parata militare al cospetto dei piccoli despoti. Per l'occasione, per motivi di sicurezza, i voli sull'Urbe sono interdetti... Eppure nel cielo della capitale si possono scorgere parecchie scie chimiche: se lo spazio aereo sopra Roma era off limits ,da che cosa sono state create le chemtrails? Evidentemente da velivoli clandestini che, per garantire il "bel tempo", hanno scorrazzato in modo da dissolvere le nuvole: non sia mai che sui papaveri del governo e dell'esercito cada qualche goccia. Infatti sul Lazio per il 2 giugno erano state previste precipitazioni che i militari hanno zelantemente provveduto ad evitare, spargendo composti igroscopici, come i sali di bario ed il gel di silicio, che sono tossici.

Il risultato non è ovviamente una giornata di sole, ma un tetro simulacro di cielo in cui le nuvole naturali sono sostituite da una deprimente coltre lattiginosa e da cirri artificiali. Che cosa concludere? Anche quando ufficialmente lo spazio aereo è interdetto ai voli, in concomitanza con eventi importanti, i tankers continuano ad incrociare impunemente: le scie su Roma non sono né nuvole né contrails che aleggiano su un territorio distante dalla città eterna. E’ evidente dai servizi televisivi e dalle foto del giorno che molte scie sono sulla verticale del centro storico.[1] Un’ulteriore prova delle irrorazioni illegali si aggiunge alle altre innumerevoli prove.

A questo link il video inerente.

Ringraziamo hotmind61 per le preziose sequenze video.

[1] Alcune istantanee sono state pubblicate sul sito cieliliberi.

domenica 8 maggio 2011

Il delitto corre sulle microonde

Il segnale del picchio verde

Il 14 ottobre 1976, tutte le comunicazioni radio del globo furono interrotte da segnali radio di forte intensità. Le emissioni erano irregolari e si alternavano frequenze molto elevate a frequenze molto basse.

L'Unione sovietica, dopo essere stata identificata come la diretta responsabile, presentò delle formali scuse a tutti i paesi che avevano protestato. I loro "esperimenti" erano all'origine di questi disturbi. Poco dopo i Russi cambiarono lunghezza d'onda e cominciarono così le emissioni di gigantesche onde elettromagnetiche stazionarie.

I Sovietici avevano usato il "PIVERT", chiamato anche "Woodpecker" (Picchio), a causa del caratteristico suono ritmato che i rilevatori di segnali elettromagnetici avevano registrato. Questo suono assomiglia al rumore che si produce, battendo su una tavola con una penna, a una velocità di 14 colpi al secondo. Pare che il segnale venisse dalle città sovietiche di Riga e di Gomel, dove i Sovietici sperimentavano dei mastodontici generatori ad energia continua basati sulla tecnologia di Tesla. Come bersaglio fu scelta l'ambasciata statunitense a Mosca: tra il personale del consolato molti accusarono disturbi di varia natura (cefalea, insonnia, inappetenza, irritabilità, depressione...); alcuni furono colpiti da patologie, anche gravi, tra cui emorragie cerebrali, ictus, attacchi epilettici e tumori.

La strana morte di Mark Purdey

L'abitazione del medico veterinario Mark Purdey fu incendiata. Un giorno trovò la sua linea telefonica isolata. Un'altra volta vide degli estranei che si aggiravano, con fare sospetto, nei paraggi della sua fattoria. Questi estranei pedinarono a lungo sia lui sia la moglie. L'avvocato di Purdey morì in un incidente stradale, avendo perso il controllo dell'auto su cui viaggiava. E' stato riferito che un giorno l'autoveicolo, con alla guida Purdey, incrociò un autocarro dotato di strane apparecchiature. La morte di Purdey è avvolta nel mistero: il tumore cerebrale che lo colpì fu causato da campi elettromagnetici mirati e potenti?

Da fine ottobre 2010 sino ad aprile 2011 la nostra famiglia è stata coinvolta in una serie di drammatici eventi che, alla fine, nonostante innumerevoli tentativi, hanno portato alla morte di nostro padre, avvenuta il 3 aprile 2011. Molti dei lettori sapranno che nel periodo compreso tra fine novembre 2010 sino al 17 gennaio 2011, mio padre ed io siamo stati a Rozzano (MI), presso il centro ospedaliero Humanitas. Non mi dilungo nei particolari, visto che chi vorrà approfondire, può leggere questa sorta di resoconto in memoria del papà.

Dobbiamo giocoforza, però, ritornare su questa storia, poiché abbiamo il fondato sospetto che nostro padre sia stato, diciamo così... aiutato a morire. Sul tetto dell'edificio di fronte (sette piani - ora disabitato), a 110 metri di distanza, nel marzo 2005, furono installate due antenne di telefonia mobile. Nel settembre 2005 mio padre cominciò a conclamare disturbi motori per un tumore (glioblastoma IV, causato dai campi magnetici della telefonia mobile), che, però, non gli fu diagnosticato. Infatti, sino a dicembre 2010, tutti pensavamo, a causa di una diagnosi sbagliata dei medici sanremesi, al morbo di Parkinson.

_blankUna relazione di causa-effetto tra smog elettromagnetico e cancro al cervello intercorre evidentemente. Fatto sta che il nostro babbo conclamò in modo drammatico il tumore all'encefalo, il Glioblastoma IV, solo nell'ottobre 2010. Per cercare di salvarlo, decidemmo il ricovero in un centro specializzato per questo tipo di neuropatie, l'Humanitas.

Alla fine di dicembre 2010 mio fratello ed io iniziammo a concordare telefonicamente il rientro a casa, affinché fosse tutto pronto per la lunga convalescenza di papà a letto.

Il 17 gennaio 2011 il babbo firmò per le dimissioni. Partimmo alla volta di Sanremo dove arrivammo nel tardo pomeriggio.

Papà quella sera cenò nel suo letto, seguì qualche programma in televisione e si addormentò sereno, finalmente era a casa sua, con la famiglia. Ci sembrava di aver toccato il cielo con un dito: pensammo che l'incubo fosse concluso, ma qualcosa di terribile stava per accadere.

18 gennaio 2011, alle 8:30 di mattina sentii gridare mio padre che accusava un fortissimo dolore al piede sinistro. Visto il viaggio del giorno prima in auto, pensai ad un crampo e cominciai a massaggiare l’arto. Non ebbi nemmeno il tempo di rendermi conto che non era un innocuo crampo muscolare. Vidi, infatti, che papà cominciava a contrarre il viso, a sbattere gli occhi, a serrare la bocca. Nell’attimo in cui compresi, saltando dall'altra sponda del letto, che si trattava di una probabile emorragia cerebrale con attacchi epilettici, il dramma era già compiuto, poiché in quei secondi preziosi papà si morse la lingua, le labbra e si sublussò la mandibola, scheggiando anche due denti incisivi. Dovemmo chiamare subito il pronto intervento. I paramedici arrivarono dopo pochi minuti, mentre le scariche epilettiche di papà si ripetevano ed il sangue schizzava da tutte le parti. Subito lo portarono via. Lo seguii in ospedale. Le crisi epilettiche si avvicendarono per circa 40 minuti, nonostante i sedativi somministrati per “spegnere” le scariche. Il cuore arrivò per un attimo a 150 pulsazioni al minuto, poi si stabilizzò e papà si risvegliò. Una lacrima gli sgorgò dall’occhio destro. Chiamai l’infermiera, che per quei lunghissimi minuti era rimasta fuori, in una saletta adiacente. La informai che papà era appena uscito dalle crisi epilettiche. Lo trasferirono quindi nella stroke-unit.

Incredibilmente l’emorragia cerebrale, con sede nella zona dell’intervento stereotassico e che aveva procurato le crisi epilettiche, non produsse all'apparenza ulteriori danni neurologici. Gli arti si muovevano ancora e papà parlava in modo normale. Soffriva, però, di un’amnesia a breve e medio termine, ma questo sintomo è spesso causato dell’epilessia. In realtà non ricordava più neanche del ricovero a Rozzano.

Una settimana prima del ritorno a Sanremo mio fratello mi aveva comunicato che erano state installate delle nuove antenne sulla palazzina di fronte. Scattò, per fortuna, una serie di fotografie, adoperando la nostra vecchia videocamera Panasonic.

Mio padre, tutto sommato, al rientro a Sanremo, era in buone condizioni. Fatto sta che, solo 14 ore circa dopo il nostro rientro a casa, egli subì una gravissima emorragia cerebrale con annesse crisi epilettiche che si protrasero per un'ora. Caso vuole, una settimana circa prima, sul tetto dello stabile di fronte, era stato aggiunto uno strano apparato, che poi fu, fatto strano, rimosso il giorno successivo al decesso di nostro padre e solo quattro mesi dopo la sua installazione. Si notino il cablaggio avvolto in modo visibilmente provvisorio, il diametro notevole dei cavi e lo strano aspetto e colore dell'"antenna".

Nei giorni immediatamente precedenti al decesso, nostro padre fu colpito da altre due emorragie con crisi epilettiche. Fu la fine. Il 2 aprile entrò in coma ed il 3 aprile 2011, alle ore 23.11, esalò l'ultimo suo respiro.

Ci è stato confermato da diverse fonti "del mestiere" che quel particolare apparato, installato in direzione dei nostri locali d'abitazione per circa 130 giorni ed ora rimosso, è un'apparecchiatura "camuffata" probabilmente con sottile telo che, con molta probabilità è un cosiddetto "quinta banda" e cioè un'attrezzatura militare realizzata ed installata per arrecare danni, mediante fasci di microonde concentrati in una ristretta area. "E' un'antenna con un beam (fascio di emissione) che può variare tra 1 e 2 gradi, a seconda della frequenza di impiego. Di conseguenza a 110 metri di distanza il beam ha un'apertura tale da formare un cerchio elettromagnetico concentrato di circa 3 metri".

In definitiva, si deve pensare che abbiano irradiato in modo indiscriminato l'appartamento ed il più debole (nostro padre) della famiglia ha avuto la peggio.

Visto il chiaro collegamento che esiste tra le microonde e le emorragie cerebrali (oltre che i tumori) e data la strana coincidenza di eventi e fatti relativi alla morte del nostro babbo, la mente va subito ad un amplificatore di microonde. Considerato che ci occupiamo di temi scomodi, propendiamo ad una specie di vendetta trasversale o comunque ad un tentativo di distrarci dalla nostra opera di divulgazione, così come accaduto, in casi luttuosi del tutto assimilabili al nostro, ad altri noti attivisti in questi anni.


NOTA: i nostri numeri telefonici sono sotto controllo e quindi chi di dovere poteva benissimo sapere del mio rientro a casa e predisporsi in modo adeguato.